L’innovazione tecnologica in classe. Tra rischi della rete e opportunità.

Pericoli della rete

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Internet è ormai parte integrante della nostra esistenza, a qualsiasi fascia di età e, con la pandemia, siamo diventati ancora più dipendenti dalla Rete e dai servizi che è in grado di abilitare. È grazie alla rete e ai servizi che abilita che anche durante i lockdown gli adulti, e gli insegnanti, hanno potuto continuare a lavorare, i ragazzi a seguire le lezioni tramite DaD (la Didattica a Distanza) e le imprese continuare a erogare beni e servizi ai loro clienti. Ha permesso a tutti di ridurre – anche se solo virtualmente – le distanze, consentendo incontri a distanza tramite applicazioni ormai divenute parte della vita di tutti, come Google Meet, Zoom e Teams.
Non va però dimenticato che internet comporta anche rischi. I pericoli della rete, soprattutto per i più giovani, che ancora non hanno maturato a pieno le conoscenze e la consapevolezza necessari per affrontare le tante problematiche che possono incontrare, non vanno sottovalutati. :Sono in particolare i ragazzi e le ragazze delle nostre scuole, infatti, a essere esposti al cyberbullismo, alla dipendenza da Internet o dai giochi online, alla possibilità di essere adescati (grooming). In parte, i pericoli della rete sono la versione digitale di quelli ai quali i ragazzi sono esposti nel mondo reale, quando iniziano a uscire da soli e ad affacciarsi alla vita sociale. Non bisogna dunque demonizzare la Rete, ma comprenderla e insegnare ai figli come muoversi in maniera sicura nel cyberspazio.

Pericoli di internet: Cyberbullismo, quando i bulli agiscono online

Il bullismo non è una novità e tutti nella vita si sono scontrati almeno una volta con qualche prepotente. Questo fenomeno fa purtroppo parte della quotidianità e, con l’utilizzo di internet, è diventato un problema ancora maggiore.  Secondo una ricerca del Joint Research Centre della  Commissione Europea (https://enough.org/stats_cyberbullying) basata su un campione di 6.000 individui fra i 10 e i 18 anni, la metà ha vissuto almeno una volta un episodio di bullismo digitale o cyberbullismo. L’analisi mostra anche un dato che non va sottovalutato: il 44% dei ragazzi che avevano già sperimentato episodi di cyberbullismo sostengono che questi attacchi sono stati più frequenti durante il lockdown. La cosa oggettivamente non stupisce: quando manca un contatto nel mondo reale, i comportamenti umani, anche quelli più criticabili, si trasferiscono velocemente online.

I dati sono confermati anche da altre statistiche. Secondo un’analisi del 2019 dell’UNICEF un bambino su tre è stato vittima di bullismo online e addirittura un ragazzo su cinque ha saltato giorni di scuola (ricordiamo che il sondaggio è stato effettuato prima della pandemia) proprio a causa di questi episodi.

Che cos’è, precisamente, il cycberbullismo? Si tratta della manifestazione digitale del bullismo classico: azioni aggressive e forme  di violenza, in questo caso verbale, compiute da un singolo o da un gruppo, attraverso gli strumenti tecnologici della rete.  E’ Interessante capire dove si concentrano questi episodi di cyberbullismo: Instagram è la piattaforma prediletta dai bulletti digitali, seguita da Facebook. Youtube, di contro, sembra uno dei porti sicuri, uno dei social dove si verificano meno attacchi personali. Secondo la maggior parte dei ragazzi intervistati, le piattaforme social in ogni caso stanno facendo troppo poco per contrastare il fenomeno.

Una nota: durante l’evento del primo aprileL’innovazione tecnologica in classe tra rischi e opportunità” avremo il piacere di ospitare Fabio Di Nunzio, Maurizio Siracusa e Marina Turaccio, rispettivamente presidente, ethical hacker e psicologa dell’associazione Bullismo No Grazie.

i (nuovi) pericoli della rete per gli studenti

Altri rischi della rete: i virus informatici, malware e trojan

Internet è il regno dei criminali informatici, che sfruttano la rete per diffondere malware e trojan di ogni tipo. Il motivo per cui lo fanno è molto semplice: monetizzare dalle loro competenze informatiche. Fare soldi facili, insomma. Con la pandemia, gli attacchi informatici sono cresciuti tantissimo, anche a causa di un utilizzo della rete che si è intensificato repentinamente. E, soprattutto, delle minori misure di difesa. I bersagli preferiti degli hacker, infatti, sono le aziende, spesso disposte a pagare riscatti anche milionari per poter riprendere il controllo dei loro sistemi e per evitare che i delinquenti diffondano informazioni riservate, come quelle relative ai clienti. Prima della pandemia, i lavoratori erano ben protetti dai sistemi di sicurezza informatica aziendali ma con l’enorme diffusione dello smart working i criminali informatici hanno concentrato la loro attenzione sui dipendenti che lavorano da casa, non sempre dotati di protezioni efficaci come quelle aziendali.

Questo significa che per evitare rischi della rete legati all’hackeraggio  bisogna fare ancora più attenzione che in passato quando si naviga e, soprattutto, quando si permette ai figli di utilizzare il computer o lo smartphone destinati (anche) al lavoro. È fondamentale installare un buon antivirus, sempre aggiornato, ma anche fare molta attenzione ai comportamenti: diffidare sempre dei link e dei file che arrivano via mail o WhatsApp, principalmente dagli indirizzi sconosciuti, ma anche a quelli che arrivano da persone note. Spesso, infatti, basta aprire un file o collegarsi a una pagina Internet per essere compromessi da un malware, che potrebbe estendersi anche alla rete aziendale, nella peggiore delle ipotesi. Meglio diffidare sempre e magari chiedere conferma, tramite telefonata, a chi ci ha inviato un file o un link, così da verificare il mittente. Un clic sbagliato è infatti sufficiente per vedere i propri dati cifrati da un ransomware, o per installare un trojan che cercherà di intercettare password e credenziali bancarie.

I pericoli della rete per i più giovani: grooming e pedofilia online

Uno dei rischi della rete più importante quando si parla di bambini e ragazzi è il grooming, l’adescamento tramite tecniche particolari (lusinghe, promesse e altro), spesso legato alla pedofilia.

Se i tuoi figli utilizzano Internet, molto probabilmente utilizzeranno anche dei social network, soprattutto Instagram, Youtube, TikTok, anche prima dei 13 anni, che è l’età minima per iscriversi, secondo i regolamenti delle varie piattaforme. Comprensibile, dato che i loro amici le usano e non vorranno sentirsi esclusi. Di per sé non è un problema ma è sempre meglio stare di fianco ai piccoli quando succede, se sono molto piccoli, e stabilire regole precise quando saranno cresciuti e useranno smartphone e computer in solitudine. Quali regole? Difficile imporre di non chattare con sconosciuti, dato che sui social la maggior parte delle persone saranno solo amicizie virtuali, ma per evitare grooming e il rischio di imbattersi in criminali e malintenzionati è bene imporre regole molto precise coi ragazzi, che qui riassumo:

  • Mai inviare foto o filmati personali a sconosciuti.
  • Mai dare dati personali (e-mail, indirizzo di casa, la scuola che si frequenta, il numero di telefono o altri dettagli)
  • Non fidarsi mai di nessuno, soprattutto se cerca un approccio sentimentale o sessuale

In Rete purtroppo non mancano infatti adulti che si spacciano per minorenni e cercano di instaurare relazioni coi ragazzi spacciandosi per coetanei, ed è necessario mettere i figli in guardia, spiegando loro quanto sia importante non divulgare mai, per alcun motivo, dati personali e, soprattutto, non cedere MAI alla richiesta di fotografie.

IAD: la dipendenza da Internet

La pandemia ha imposto a tutti, grandi e piccini, di passare molto più tempo online per studiare, lavorare o, semplicemente, socializzare. In alcuni casi, questo può sfociare nella sindrome dell’Internet Addiction Disorder (IAD), la dipendenza da Internet. Un po’ come se fosse dipendente da sostanze stupefacenti, chi è colpito dalla IAD tende a passare troppo tempo online, trascurando il sonno, la vita sociale, la scuola, il lavoro e, talvolta, anche l’igiene. La dipendenza da internet si declina in varie forme: si può dipendere dai social network, scrollando all’infinito il feed, così come sviluppare una dipendenza per i videogiochi online o, peggio, per i giochi d’azzardo. Ma anche per la pornografia o, più banalmente, per la costante ricerca di informazioni aggiornate su uno o più temi, un aspetto che prende il nome di FOMO, Fear of Missing Out, la paura di perdersi qualche informazione chiave e sentirsl così esclusi dalla vita sociale. Passare troppo tempo online può anche portare al fenomeno dell’Hikikomori, un termine giapponese per identificare quelle persone che tendono a isolarsi, mantenendo la Rete come unico legame con la società.

I pericoli della rete e i modelli di riferimento errati

Più che un pericolo di internet, è un problema tipico dei social network e colpisce soprattutto il giovane pubblico femminile. Le ragazze, infatti, tendono a sentirsi lontane dagli standard di bellezza promossi da modelle e influencer, fatto che può creare frustrazione e calo dell’autostima e, in alcuni casi, sfociare anche in bulimia o anoressia. Pur di assomigliare ai loro idoli, infatti, alcune persone tendono a cercare di perdere peso senza il supporto di un dietologo, ma seguendo alcuni (folli) consigli trovati su siti Internet o gruppi di appassionati. Online è infatti possibile incappare in tantissimi siti che promuovono anoressia e bulimia come “soluzioni” e, soprattutto, come scelte individuali, non come patologie, quali effettivamente sono.

Pornografia e siti inadatti ai minori tra i pericoli della rete più diffusi per il pubblico giovane

“Internet is for porn”, Internet esiste per la pornografia, si diceva già negli anni 90, quando la Rete ha iniziato a entrare nelle case delle persone. E ancora oggi questo adagio è valido e i siti pornografici continuano a essere fra i più frequentati in assoluto. Niente di male, se si è adulti, ma potrebbe rappresentare un problema per i minorenni, dato che non sono richieste carte di identità per accedervi. In questi casi, l’unica soluzione è quella di utilizzare dei sistemi di controllo parentale, spesso presenti nei principali antivirus, che vanno installati sui dispositivi dei figli così da inibire loro l’accesso a siti per adulti. La pornografia non è però l’unico problema: i ragazzi potrebbero infatti accedere anche a contenuti differenti ma pur sempre poco adatti per la loro età, come videogiochi violenti, dedicati a un pubblico adulto. Anche in questo caso, le soluzioni per il controllo parentale possono venire incontro, per esempio inibendo l’installazione di applicazioni su smartphone o tablet senza il permesso del genitore. Uno degli strumenti più potenti ed efficaci sotto questo profilo è Google Family Link (https://families.google.com/intl/it/familylink/).

Vi aspettiamo il primo aprile per parlare di questi nuovi pericoli della Rete, grazie a Gianluigi Bonanomi: divulgatore sui temi del digitale e autore di diversi libri sul tema, compreso “Sharenting” per Mondadori Informatica.

 

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